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We still love you

Una risposta un po‘ tardiva al tuo “I still love you”, quello che ha spezzato il cuore a milioni di persone nel mondo, e che continua a farlo, ogni volta che l’occhio cade sul video di These are the days of our lives. Un Freddie consumato dalla malattia, che comunque ha voluto lasciare un messaggio agli inconsolabili di mezzo mondo.

Nel 1991 ero ancora piccolina, ma ho dei ricordi ancora vividi di quel giorno, complice anche una cuginetta di poco più grande ma già malata di Queen. Sei ritornato nella mia vita a fasi alterne, ma al momento sono diversi anni che cammini con il mio stesso passo. Le tue, le vostre canzoni per me sono l’equivalente del “libro delle risposte”: dicono sempre la parola giusta al momento giusto, anche negli ascolti casuali che capitano alla radio.

E’ per questo, e per aver scelto un percorso di studi decisamente simile al mio, che ho trovato necessario lasciarti uno spazio sulla mia tesi di laurea, dedicandola al giovane Farrokh Bulsara, che si è laureato in Arti e Design prima di diventare Freddie Mercury.

Rimpiango di non averti mai visto dal vivo, evento solo parzialmente compensato dall’aver visto un paio due volte live i tuoi colleghi Brian May e Roger Taylor, ma almeno ho avuto modo di tributarti qualcosa, nel mio piccolo, cantando I want to break free accompagnata dai Red Sox un paio di anni fa.

Smetto di scrivere perché gli occhi mi stanno diventando lucidi, e non credo tu sia la presona da ricordare tra le lacrime.

The show must go on, caro Freddie. Anche se senza di te, non è più la stessa cosa.